Le età della vita. Saper vivere al meglio ogni stagione dell'esistenza by Giorgio Abraham

autore:Giorgio Abraham [Abraham, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psicologia dell'educazione
ISBN: 9788804367345
editore: Mondadori
pubblicato: 1993-11-30T23:00:00+00:00

VII - Maturità,

quanti errori si commettono in tuo nome!

Quando ci si può considerare un adulto maturo? La maturità effettiva è certamente una meta, e tuttavia è anche un’arma a doppio taglio. Se, infatti, l’aver raggiunto questo grado di esperienza vitale può rappresentare qualcosa di simile a un trionfo esistenziale, a un successo, la maturità corrisponde però anche al raggiungimento di una vetta, il che implica, per il futuro immediato, una discesa verso il basso. D’altra parte, secondo un criterio sociale, non si qualifica qualcuno maturo in base a giudizi etici e di valore, ma piuttosto facendo riferimento a un’età cronologica. La maturità dovrebbe rappresentare, insomma, la metà della vita. Detto questo, si incontra subito una complicazione, perché la durata media dell’esistenza umana, che soprattutto negli ultimi decenni è aumentata, dovrebbe collocarsi all’incirca sui quarant’anni, quando quarant’anni, in un passato non così remoto, era la media dell’esistenza umana. La durata media dell’esistenza è dunque quasi raddoppiata rispetto all’epoca, per esempio, dell’impero romano. Appare dunque assai difficile definire una fase della vita da situare tra la fine della giovinezza propriamente detta e l’inizio di un’effettiva vecchiaia: periodo che coinciderebbe con la maturità.

Maturità è dunque un termine ambiguo, poiché può significare sia il necessario compimento della giovinezza, intesa come una fase della vita ancora relativamente acerba, immatura e precaria, sia il ponte verso la vecchiaia, con i suoi segni temibili di rallentamento vitale, di indebolimento energetico. Tutti dunque vorrebbero essere giudicati maturi sotto il profilo etico, di valore e, di conseguenza, di acquisizione di un certo potere. Ma nessuno vorrebbe essere considerato maturo, se ciò significa il raggiungimento di una sommità dove ha fine il periodo vitale espansivo.

Che cosa occorre, allora, per affermare che si è superata la giovinezza, considerata come postadolescenza, e quindi una fase di relativa immaturità e insufficiente dominio di sé? Se infatti la giovinezza poteva ancora manifestare sentimenti vagamente antisociali, di rivolta contro le regole imposte dalla collettività, l’adulto maturo si propone come il rappresentante tipico delle regole che nel loro insieme stabiliscono il concetto di norma: un adulto che si colloca contro la norma aggredisce se stesso, non accetta il suo ruolo, almeno potenziale, di saggio. Anche se, pur accettando la norma nei suoi significati pratici e teorici, l’adulto maturo, avendo acquisito una certa malleabilità, una certa disponibilità al cambiamento e attenzione alle sfumature, deve poter contare su certe alternative. Egli deve, per coerenza, aderire alla norma, senza tuttavia trascurare ciò che l’ha determinata e la giustifica: la ricerca della verità, per esempio.

L’adulto maturo deve, insomma, saper guardare in faccia la vita, con i suoi vantaggi e i suoi inconvenienti, poiché con la maturità si aderisce del tutto, e senza più reticenze, a una situazione esistenziale che garantisce, fra l’altro, la piena partecipazione alla collettività.

Essere maturi comporta inoltre l’accettazione della vita come insieme di fatti piacevoli e incoraggianti, ma anche spiacevoli e scoraggianti.

L’adulto maturo ha ormai coscienza della continuità dell’esistenza e della propria identità personale, ma anche del valore che ogni istante acquista, se inserito nel tessuto vitale nel suo insieme.

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